Il canto dei Salinari di Trapani | L'ultimo richiamo della tradizione marinara siciliana

Scopri i canti dei salinari di Trapani, antiche melodie che accompagnavano la raccolta del sale, scandendo il ritmo del lavoro e rafforzando lo spirito di comunità tra i lavoratori delle saline siciliane.

A cura di Paolo Privitera
15 aprile 2025 18:00
Il canto dei Salinari di Trapani | L'ultimo richiamo della tradizione marinara siciliana - Foto: Algor7/Wikipedia
Foto: Algor7/Wikipedia
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Nelle suggestive saline di Trapani, la raccolta del sale non era solo un'attività lavorativa, ma anche un momento di profonda connessione culturale e sociale. I canti dei salinari, intonati durante le faticose giornate di lavoro, rappresentano una tradizione secolare che unisce musica e fatica, scandendo il ritmo delle operazioni e facilitando la coordinazione tra i lavoratori.​

Origine e funzione dei canti

I canti dei salinari, noti anche come "Vuci di salinaru", sono filastrocche in dialetto trapanese che svolgevano due funzioni principali:​

  • Ritmare le operazioni: i canti aiutavano a mantenere un ritmo costante durante le attività fisiche, come il trasporto e la sistemazione del sale.​
  • Contare le quantità di sale: attraverso specifiche sequenze melodiche, i salinari potevano tenere traccia del numero di ceste ("cartedde") di sale caricate sui carretti.​

Questa pratica non solo facilitava il lavoro, ma rafforzava anche lo spirito di comunità tra i lavoratori. ​

Esempio di canto tradizionale

Un tipico canto dei salinari di Trapani recita:​

*​O ccà Salarino, ora cinco n'avemo, sei sunno, sette nn'aio.​

A cu tocca lu sale giuvinotto.​

Ora tocca a tia Salarino.​

E 'a toia cartedda è fatta china.​

Oh, s'arreti n'haji unnici.​

Forza picciotti miei n'avimo dudici.​

E di commo finìa lu canali.​

'a toja cartedda quattordici n'hajo.​

Oh, s'arreti n'hajo quinnici.​

Forza picciotti miei n'avimo sidici.​

Salarino è nu beddu giuvinotto.​

Acchiappa e metti in cunto 'o dicirotto.​

O ccà salarin, n'avimo dicinnovi, e vinti nn'hajo.​

E di vinticinco di tagghiari.​

Un ci nni resta a tutti pari.​

E tagghiari vulemo a vuci longa.​

E chiammari vulemo la Madonna.​

Madonna!

Questo canto, oltre a scandire il ritmo del lavoro, serviva a contare le ceste di sale raccolte, facilitando la gestione delle quantità durante la giornata lavorativa. ​

Il Museo del Sale di Nubia

Per preservare e valorizzare questa antica tradizione, è stato istituito il Museo del Sale a Nubia, frazione del comune di Paceco, in provincia di Trapani. Situato in un antico mulino a vento all'interno della Riserva naturale integrale Saline di Trapani e Paceco, il museo espone strumenti di lavoro dei salinari, fotografie storiche e reperti originali legati all'attività salinara. Questo luogo rappresenta una testimonianza viva della cultura e delle tradizioni legate alla produzione del sale nella regione. ​

La tradizione oggi

Nonostante l'evoluzione delle tecniche di produzione e la diminuzione del numero di salinari, i canti tradizionali resistono come patrimonio culturale immateriale. Eventi e manifestazioni locali celebrano ancora queste melodie, mantenendo viva la memoria di una tradizione che ha plasmato l'identità culturale della zona. Iniziative come quelle promosse dall'Associazione Saline e Natura mirano a conservare e diffondere la conoscenza di questi canti, affinché le nuove generazioni possano apprezzarne il valore storico e culturale. ​

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